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Archivi tag: filosofia delle nuvole

Cercare conferme accettando gli imprevisti e attraversare il nostro tempo provando a intuirne i cambiamenti.

Un invito a osservare, a restare in ascolto, a coltivare il dubbio e a non rinunciare mai al proprio diritto di sdraiarsi a guardare il cielo.

Il fatto è che il cielo lo guardiamo poco, sempre meno, convinti di essere ormai capaci di vivere sotto un cielo artificiale che può fare a meno della natura delle stagioni.

Filosofia delle nuvole è una guida per chi vuole sognare ad occhi aperti. È un’analisi attenta delle nuvole: dalla loro nascita alla loro morte. Attraverso citazioni, poesie e documentazioni, scopriamo pagina dopo pagina che le nuvole fanno parte di noi, ch’erano oggetto di curiosità e studio fin dall’antica Grecia e che in questo gretto mondo materialista stiamo dimenticando lentamente i valori che contano davvero: i valori della semplicità, dei tempi lenti, dell’osservare ciò che ci circonda. In questa lotta all’ultimo sangue per la competizione, in questa corsa ad ostacoli in cui non ci saranno vincitori, ma solo perdenti.

Come tutte le filosofie spicciole, anche quella delle nuvole vuole una morale. Per me è questa: far vedere che la scienza e la conoscenza del mondo che ci circonda sono in grado di motivare e riempire una vita, sono una guida, una compagnia, un obiettivo e un nutrimento spirituale. Tutto ciò non risolverà i grandi problemi dell’uomo, non sopprimerà la violenza, le guerre, il dolore e la tristezza, ma forse eviterà che si accrescano senza limiti, toglierà un po’ di stupidità e banalità dal mondo, regalerà un po’ di benessere e chissà, forse anche qualche attimo di felicità e qualche barlume di saggezza.

L’osservazione e lo studio della natura sono in grado di regalare molte più emozioni positive, durevoli, in perenne rinnovamento, e soprattutto in grado di contribuire al progresso di se stessi e, se si è particolarmente fortunati, anche dell’umanità. Accorgersi che esistono la fisica e la letteratura, la geografia e la pittura, e il metterle in stretta relazione, è una questione di sensibilità, di apertura degli orizzonti che arricchisce noi e gli altri, evitando di restare — lo disse Leonardo — «puri transiti di cibo e aumentatori di sterco».

Dalle origini delle nuvole, Mercalli passa ad illustrare la nascita della scienza meteorologica consolidando teorie basate sul modello Galileiano di scienza.

Al di là della concezione scientifica che vorrebbe mantenere una meteorologia in qualche modo libera e pura al servizio dell’umanità, l’attuale recente spinta alla commercializzazione di qualsiasi servizio offerto, anche da parte di organi di Stato, rende realistico lo spettro della graduale restrizione dalla diffusione dei dati atmosferici. Le scienze dell’atmosfera divengono sempre più un frammento del mostruoso ingranaggio dell’economia mondiale.

Siamo più poveri di esperienze sensoriali, le variazioni meteorologiche sono una parte importante della nostra vita e della percezione del mondo, annullarle così è come scegliere di vivere in una campana di vetro e guardar fuori un mondo sempre più estraneo e irreale. Siamo più deboli perché dipendiamo da un sistema energetico e tecnologico che non è detto si possa mantenere per sempre, e non siamo quindi più pronti ad accettare quei semplici gesti, quella preparazione psicologica al cambiamento che era anche solo la scelta dell’abito in funzione del tempo.

L’avvicendarsi del tempo meteorologico suscita invece attesa, sorpresa, mutamento, rinnovamento. Il tempo equivale a metafora della vita, primavera, autunno, calma, tempesta, caldo e freddo, libertà e oppressione. Pensare di poterne fare a meno è negare la vita.

Analizza poi ciò che accadeva in Italia, scoprendo che dagli inizi del 1870 eravamo all’avanguardia in questo campo, grazie all’alacre e meticolosa annotazione di tutti i cambiamenti morfologici e idrici dell’intero territorio italico; carte che ancora oggi vengono utilizzate a base dello studio in campo meteorologico italiano. Come ci si può aspettare, oggi tutto ciò non esiste più: l’efficiente sistema è stato abbandonato in favore della tecnologia e del vil danaro, proprio negli anni 60/70 (dalla scoperta del petrolio), smantellando la preziosa rete d’informazioni che si era venuta a creare.

Fu l’Epoca d’Oro dell’osservazione meteorologica italiana: attorno al 1930 il personale del Servizio Idrografico ammontava a quattrocento unità, e suscitava l’ammirazione da parte di autorevoli figure dell’idrologia europea.

Gli Annali Idrologici sono una collezione di grigi volumi, sobri e poco appariscenti, pieni di tabelle di numeri. […] Contengono la più straordinaria e completa informazione, giorno per giorno, su quasi un secolo di clima italiano.

Il tutto costruito con pazienza e competenza, senza strafare, ma con la continuità di veri e propri ragionieri della pioggia: non c’erano i computer a facilitare questo mestiere, c’erano fogli di carta di recupero, un lapis, e calcoli eseguiti col regolo. […] Niente progettazioni faraoniche, dubbie gare d’appalto, costosi strumenti. […] Un bell’esempio di capacità italiche sfruttate al meglio, il saper fare molto con poco.

Dagli anni settanta, è la débâcle totale: l’energia si fa ormai con il petrolio o con l’atomo, i canali e le dighe d’alta montagna sono considerate un elemento marginale. Poco importa anche dell’agricoltura, contano le fabbriche, l’industria che corre, che tutto macina, che non ha bisogno di sapere quanto piove nei grigi capannoni dove non piove mai. Il Servizio Idrografico diviene così uno di quei ricettacoli per qualche buona poltrona con stipendio assicurato, pensione statale e poche, pochissime responsabilità.

Nel 2003 è stato decretato l’atto di morte del servizio, con la frammentazione di ciò che restava dalla gloriosa rete e l’attribuzione alle regioni. Ciò che quasi un secolo fa, fra enormi difficoltà, era stato unito con sapienza in un quadro geografico coerente, oggi è polverizzato in un mare di competenze, metodi e volontà diverse.

In maniera filosofica Mercalli ci regala un meraviglioso excursus sul clima italiano e non solo, citando diversi autori nostrani e non (da Rodari a Pavese, da Montale a Leopardi). Com’erano le stagioni in quegli anni? Come se ne parlava? La risposta è semplice: in maniera pragmatica e poetica. Non si si lamentava, ma anzi si ammirava e si studiava la forza della natura.

Parla anche della sua amata montagna e dei suoi innumerevoli ghiacciai.

Fino ai giorni nostri. Cominciando dai problemi principali che riguardano noi tutti, come l’effetto serra ed i cambiamenti climatici, Mercalli affronta queste tematiche sempre con il metodo scientifico sfatando miti e deridendo infondate voci di corridoio (vedi i cannoni contro la grandine), invitando sempre a pensare con la propria testa (se dotata di intelletto), senza invocare battaglie donchisciottiane ed utopiche.

La convinzione popolare che l’attuale fase calda si inserisca in una normale ciclicità naturale, alla quale, presto o tardi, seguirà un nuovo episodio freddo, non è condivisa da tremila climatologi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, ormai persuasi, in base a innumerevoli dati e verifiche incrociate, che l’attuale cambiamento porti anche la firma dell’uomo.

Il Protocollo di Kyoto tenta di ridurre l’uso dei combustibili fossili e di privilegiare quello delle energie rinnovabili, ma la sua applicazione è in stallo per il timore che le sia pur modeste limitazioni proposte possano ridurre la crescita economica mondiale. L’economia vuole crescere all’infinito e non tiene conto dei limiti imposti dalle leggi della termodinamica.

Eppure in Italia il riscaldamento globale è ancora considerato al pari di una burletta.

Siamo in troppi e consumiamo troppo, questa è la realtà. […] La continua spinta alla crescita demografica ed economica, allo sviluppo (tutt’altro che sostenibile) che vuole più auto, più treni, più strade, più case, più posti di lavoro, più ricchezza, più benessere, tutto perfettamente interpretato dalla pubblicità trionfale di questo periodo storico accecato dall’abbondanza e dallo spreco, non è compatibile con le leggi fisiche che regolano l’ecosistema.

Ma Mercalli offre soluzioni sostenibili, non si limita solo a dire che le cose non vanno affatto bene. Approfondirà questo argomento nella sua successiva opera, Prepariamoci.

Il nostro mondo si regge sui combustibili fossili e la loro sostituzione è un processo difficile, lento e costoso, che non ha una soluzione magica. Però la graduale introduzione delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica degli edifici e delle attività industriali, il cambiamento delle abitudini di consumo, una certa sobrietà e moderazione del mondo ricco a vantaggio del soddisfacimento dei bisogni primari dei Paesi in via di sviluppo sono sfide realistiche che possono essere affrontate da tutti e da subito.

Ci vuole fantasia, ci vogliono idee nuove che spesso non sono facili da applicare, perché schiodare  le persone dalle loro abitudini è la cosa più difficile. Ma forse costruire una nuova centrale nucleare è cosa facile?

Per dirlo brevemente, la morale è questa:

Correre meno e fermarsi a guardare le nuvole.

Per la teoria della psicologia inversa: non leggetelo.